03 MAR 2016 – QUANDO LE CULTURE SI PARLANO

Nell’Aula magna “Dogliotti” dell’Ospedale “Le Molinette” di Torino si è svolto, venerdì 3 Marzo 2015, il Convegno Quando le culture si parlano”: un tema di stringente attualità, come hanno sottolineato tutti i relatori, pronti a offrire validi spunti di riflessione, al di là di facili slogan e superficiali buonismi, nella consapevolezza che le difficoltà del rapporto tra le varie culture vanno affrontate sulla base di una profonda conoscenza reciproca e con un forte impegno etico.

Dopo i saluti e i ringraziamenti del Presidente AVO Torino Felice Accornero, del Direttore URP dell’Azienda ospedaliera Lia Di Marco e del Direttore del periodico dell’AVO Nuovo Noi insieme Massimo Silumbra, ha preso la parola il Presidente Federavo Claudio Lodoli, che ha introdotto il tema con un drammatico resoconto storico. Nel 378 d.C., alla estrema periferia orientale dell’impero romano, i Goti, pressati alle spalle dai temibili e violenti Unni, provenienti dalle steppe russe, si trovano a dover attraversare le acque tumultuose del Danubio e affrontare l’ostilità dei Romani, che rifiutano di accoglierli perché li avvertono come un pericolo. Come non pensare ai muri, ai fili spinati e agli atteggiamenti di netta chiusura e intolleranza nei confronti dell’attuale ondata emigratoria, che pare vanificare il processo europeo di pacificazione e collaborazione, seguito al secondo conflitto mondiale? Anche il terrorismo internazionale aggrava il clima di diffidenza e paura che rende quanto mai problematico parlare di dialogo tra le culture: inutile e anzi controproducente ignorare il problema che i volontari dell’AVO hanno sentito di dover affrontare in questo convegno, da cui non ci si attendono soluzioni e certezze, ma utili stimoli di riflessione e di azione per tutti coloro che sono animati da buona volontà.
La moderatrice Annamaria Fantuzzi ribadisce la problematicità del tema, ricordando i numerosissimi significati del termine cultura e le difficoltà del dialogo, come sincera disponibilità ad ascoltare, capire e rispettare chi è portatore di altri stili di vita, modi di pensare e valori, quando, persino nelle nostre città e case, risulta difficile la convivenza con il nostro vicino o famigliare. Il volontariato, in tutte le sue forme, appare una risposta a questa sfida, in quanto si pone come fine ultimo la salvaguardia della vita altrui in uno spirito di solidarietà: il desiderio di sentirci utili non solo a noi stessi ma anche agli altri, di avere cura del fatto che ciascuno esiste.

Sulla fonte cristiana della solidarietà si concentra l’intervento di don Ermis Segatti, docente di Storia del Cristianesimo presso la Facoltà di Teologia. Motivazioni quale quella di occupare tempo libero o di cercare la propria realizzazione sono addirittura di ostacolo al vero volontariato che ci pone invece di fronte ad una domanda fondamentale: cosa è il Bene? E’ il Bene in quanto tale che ci deve attrarre, senza che niente o nessuno ce lo imponga. Il Bene viene avvertito come una vocazione dal cristiano che si sente chiamato da Dio a realizzarlo. Dio stesso si è manifestato come volontario per eccellenza, facendosi uomo per amore della sua creatura. Nell’ottica di tale amore gli individui apparentemente più deboli, umili, insignificanti divengono i privilegiati: si pensi al discorso delle beatitudini. Il Cristianesimo è capacità di bene come orizzonte fondamentale di vita proprio là dove non sembra possa esserci il bene. Così cercare Dio in modo diverso dal solito, nell’incontro con altre fedi e culture ci apre un vero orizzonte di bene.

L’intervento di Saccotelli, membro del Comitato interfedi di Torino, è incentrato sulla ricerca del vero che è stata alla base della sua conversione all’Islam e che ha guidato nella vita tanti uomini non solo di fede, ma anche di cultura e di scienza. Il musulmano è attento a Dio, nella consapevolezza che Dio si occupa di ciascuno prima della sua stessa nascita. La predestinazione è un’idea fondamentale dell’Islam, ma non è in antitesi con la solidarietà, che implica il desiderio di trovare punti di incontro tra gli uomini nell’anelito verso la verità. Così oggi ci dobbiamo sentire tutti impegnati a superare lo stereotipo che identifica il terrorismo con la religione musulmana, rendendoci conto che i musulmani sono soprattutto vittime e come emigrati necessitano di sostegno non solo materiale, ma soprattutto morale, avendo bisogno di essere orientati, di trovare le giuste coordinate per muoversi nelle società ospitanti, tanto diverse dalle loro.

Dopo un intermezzo musicale gestito dall’associazione Arte migrante, che organizza esperienze interculturali e momenti di vita condivisa tra rappresentanti di diverse nazionalità immigrati a Torino, prende la parola C. Torrero del Centro Studi Maitri Buddha. Anche egli sottolinea la diffusione di pregiudizi ed errori sul buddismo identificato come dottrina volta alla ricerca della pace interiore da parte del singolo, quasi una ginnastica dell’anima individuale, una meditazione che può apparire egoistica. Certamente le culture monoteiste e in particolare il Cristianesimo sono incentrate sul concetto e la pratica della solidarietà, il buddismo invece sulla dottrina del karma, secondo cui le condizioni di vita sono conseguenza delle azioni nelle vite precedenti. Ma in realtà l’illuminazione personale deve essere di aiuto agli altri ed estirpare la radice del male per l’umanità tutta: questa è la compassione per Buddha. Il soggetto, le cose, gli altri, infatti, sono interdipendenti, per cui l’io è indotto a prendersi cura delle cose e degli altri come parte integrante di se stesso. Non meraviglia dunque che anche i buddisti partecipino attivamente al volontariato, soprattutto nell’accompagnamento spirituale dei morenti.

Infine interviene il Presidente dell’Associazione medica ebraica, G. Mortara, che individua due problematiche attualmente rilevanti sul piano sociale: differenze economiche e immigrazione. In merito alla prima, sulla base della Torah, egli evidenzia come alla base della solidarietà per l’ebreo si collochino il diritto e la legge, ovvero norme precise di intervento e controllo capillare della distribuzione delle risorse atte a evitare il rischio povertà all’interno delle comunità ebraiche. Tuttavia, dal 2010, per un complesso di problematiche è stato istituito un Assessorato ai servizi sociali che collabora con Comuni e Regioni per l’assistenza agli indigenti non solo ebrei e sono state promosse iniziative finalizzate sia all’aiuto economico e al sostegno alimentare, in collaborazione con istituzioni e associazioni di volontariato, sia alla formazione di personale sanitario, carcerario e scolastico. Di fronte al dramma della massiccia immigrazione, di cui il Mediterraneo è teatro, si ricorda il precetto, citato 36 volte nella Torah, “Non opprimete lo straniero”. Le popolazioni più ricche e sviluppate devono offrire mezzi e tecnologia per aiutare concretamente i più deboli, ma lo devono fare principalmente in un contesto internazionale e nei territori di provenienza degli immigrati.
L’ultima parte del Convegno è dedicata alla presentazione di alcune esperienze concrete di solidarietà interculturale che coinvolgono volontari di diverse culture, a dimostrazione che un dialogo non solo è possibile, ma si rivela fertile di esiti sempre nuovi. Meritano di essere ricordate le seguenti associazioni: UAI Brasil, che si propone di offrire assistenza ed educazione a bambini brasiliani indigenti; Islamic Relief,che unisce volontari di tutte le nazionalità e religioni per aiutare profughi e bisognosi in Italia e all’estero; PratiCare ONLUS, che organizza missioni in Africa. Interessante è anche il progetto “La cura dello spirito” al fine di dare assistenza spirituale ai degenti ospedalizzati non cattolici e atei.
Come ha sottolineato la moderatrice Annamaria Fantuzzi, si può affermare che il messaggio fondamentale del Convegno è la necessità di continuare a operare, la volontà di sperimentare collaborazioni tra associazioni rappresentanti di diverse culture per soddisfare i bisogni e le necessità di un’umanità sempre più interdipendente.

Annamaria Ragazzi