TRA SOGNI E PAURE

Tra sogni e paure

Il momento più difficile della giornata è il mattino: appena sveglia, mi piomba addosso tutta l’amarezza per le persone “lontane” (non poter abbracciare la mia mamma anziana, la mia nipotina di appena 3 mesi…) e il timore angoscioso che questa situazione si protragga oltre i limiti del sopportabile, fino a cronicizzarsi. Ho imparato che per ‘sbloccarmi’ devo ignorare questi pensieri, alzarmi e attivarmi come se fosse un giorno normale: mi lavo, mi vesto, preparo la colazione, faccio qualche piccolo lavoretto o leggo un articolo di giornale. Passato il momento cupo, la giornata procede spedita e serena: lavoro da casa part-time, poi letture, esercizi di scrittura creativa, settimana enigmistica, tv e un briciolo di ginnastica. E soprattutto tante telefonate ogni giorno: ai miei cari, ad amici, a persone sole, anziane o malate. Telefonate che scaldano il cuore, a me e a loro. Vorrei anche pregare ma non ci riesco.

Non mi annoio e non mi sento sola. Le rare volte in cui esco, per fare la spesa o buttare l’immondizia, cerco di percorrere le vie del quartiere dove ci sono alberi, piante fiorite e canti d’uccelli. La bellezza della natura è un grande conforto per lo spirito.

Che cosa mi manca di più? (anche rispetto al servizio…)

Le cose che mi mancano di più in questo momento sono:

  • La mia nipotina di appena 3 mesi: vorrei abbracciarla, coccolarla, aiutare mia sorella con il babysitteraggio, invece devo accontentarmi delle videochiamate e di seguire a distanza gli innumerevoli progressi che in questi primi mesi di vita sono quasi continui… Un periodo che ci è stato tolto e che nulla potrà restituirmi. Con l’incertezza del “fino a quando?”

  • Mi manca stare all’aria aperta, fare lunghe camminate a contatto con la natura, immersa nel silenzio e nella pace, lasciando vagare lo sguardo su ampi paesaggi, cielo, campagna, montagne, mare…

  • Mi manca il non avere una prospettiva futura, poter fare progetti sensati solo per il breve termine

  • Del servizio mi mancano: l’incontro con l’altro, lo scambio di sguardi e sorrisi, il rispecchiarsi nell’occhio dell’altro – proprio quel “particolare” altro che è il malato psichiatrico – e mi manca il vedermi con gli occhi dell’altro, quello sguardo che mi fa sentire in pace e migliore di quanto in realtà non sia.

Che cosa ho riscoperto o scoperto di nuovo?

  • Grazie alla collega AVO Lucia Nicoletta ho iniziato a partecipare a un gruppo di scrittura creativa. Da sempre scrivo per lavoro, ma su temi “dati”, ed ero convinta di non avere fantasia e immaginazione. Invece grazie a questa esperienza ho riscoperto il gusto di scrivere per il puro piacere di farlo, e ho scoperto che qualche dote creativa ce l’ho anch’io!

  • Ho più tempo per seguire le opere liriche che spesso Rai 5 propone: un’opportunità, a costo zero e con la possibilità di starmene comoda sul divano, per rivedere opere che già conosco e per scoprirne di nuove. L’opera lirica è per me una delle forme d’arte più complete, perché abbraccia canto, musica, recitazione, balletto… e racconta sempre qualche storia che fa riflettere sulla vita e l’umanità

  • Sarà il tempo dilatato, sarà il richiudersi un po’ su se stessi, sarà il distanziamento da molte incombenze esterne, sta di fatto che sto riscoprendo e “ricordando” molti dei miei sogni e ambizioni giovanili, alcuni lasciati a prender polvere nel cassetto, e mi verrebbe voglia di ricominciare da capo e iniziare una nuova vita… Forse sono pie illusioni, forse germi di un reale rinnovamento… chissà…

Stefania Garini, (reparto psichiatria S. G. Bosco)