Che cosa è cambiato (Lucia Nicoletta)

Che cosa è cambiato

Appena mi sveglio, mi viene in mente lui: il maledetto virus. Mi ronzano in testa tutte le notizie del giorno prima, i dati catastrofici, le opinioni diverse e spesso contraddittorie, i segnali di speranza e le previsioni più cupe.

Anche a due mesi di distanza ci vuole un attimo, prima di alzarmi, per rendermi conto che sarà una giornata diversa. Diversa da prima. Spesso mi appiccico ai vetri perché tanta è la meraviglia di vedere una piazza prima trafficatissima e ora deserta, silenziosa.

Oltre la piazza il verde variegato del parco dove prima portavo a giocare la mia nipotina. La vedo e la sento con le videochiamate ma mi mancano come l’aria i suoi abbracci e le sue manine che ti tirano per la casa alla ricerca di nuovi giochi.

Da sola non mi annoio, anche quando non faccio niente. Penso. Nonostante questo mi sono imposta le pulizie di primavera e altri lavori straordinari che da tempo mi aspettavano pazienti.

Mi piace cucinare e mangiare in modo vario. Questo mi occupa del tempo e mi dedico anche a ricette nuove, spesso troppo gratificanti!

Il cellulare purtroppo la fa da padrone ma in questo momento non mi va di demonizzarlo. Le telefonate con le amiche sono frequenti e più lunghe del solito e le notifiche di WhatsApp suonano di continuo. Spesso arrivano cose molto belle e anche divertenti.

Col mio gruppo di scrittura abbiamo inventato un giochino che ci permette di scrivere ogni giorno e di sentirci unite. Altre cose che mi tengono compagnia sono la musica e la lettura. Ho ritrovato nella mia libreria libri mai letti o che non ricordavo più. Scelgo però generi più leggeri del solito, ad esempio i gialli.

La televisione ora la guardo meno, all’inizio alle 18 spaccate non potevo fare a meno di accenderla per sentire i dati della Protezione Civile.

Quello che mi preoccupa è la difficoltà di uscire di casa. Trovo sempre scuse. Fuori mi sento a disagio, non vedo l’ora di rientrare e non mi godo quel po’ di libertà che l’aria aperta dovrebbe darti.

Cose che all’inizio mi mancavano ora mi sembrano impossibili e lontane nel tempo. Quando sono andata al cinema l’ultima volta… quando ho fatto il mio ultimo servizio in ospedale… , tante cose che amavo e sembrano successe secoli fa.

Penso con amarezza che ci si abitua a tutto. L’incertezza del futuro non mi permette di fare progetti. Dicono che niente sarà più come prima. Ma che conseguenze avranno su di noi questi cambiamenti? La mente insegue pensieri che cerco di ancorare il più possibile alla realtà…sento il pericolo di percorrere strade dominate solo dalla paura, dalla difesa della mia incolumità. Chiusura, egoismo. Sono nemici da combattere ma come sempre dopo aver preso coscienza che esistono.

Dopo di che mi ritengo fortunata di avere un tetto sotto il quale rifugiarmi, degli affetti che mi confortano, delle risorse che mi sostengono. E spero di avere sempre uno slancio di solidarietà per coloro che queste fortune non le hanno.

Che cosa mi sta insegnando questa esperienza? La bellezza del silenzio e di affacciarsi sul balcone e respirare un’aria più  pulita. L’aver imparato l’arte della pazienza e di come non sia necessario riempire i vuoti del tempo. Una maggiore consapevolezza di quanto le ferite che abbiamo inferto al pianeta si ripercuotono sul sistema di cui facciamo parte.

Lucia Nicoletta – reparto psichiatria S. G. Bosco